Pontremoli - Guida Turistica

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PALAZZO DOSI - MAGNAVACCA
 Il palazzo Dosi, oggi di proprietà della famiglia Magnavacca, fu costruito nel terzo decennio del 1700 su disegno di Giovanni Battista Natali, nella centralissima via Ricci Armani che conduce alla Piazza della Repubblica, punto di incontro e centro storico della città. Un grande portale in pietra segna l'ingresso in un vasto cortile, coperto per metà da un porticato sorretto da grandi colonne , che si apre su uno splendido terrazzo sopra il fiume Magra. Dalla sinistra del porticato si accede al magnifico scalone a due rampe contrapposte che introduce in un atrio imponente, sormontato da un alto soffitto voltato ed affrescato che termina in una parete sulla quale Antonio Contestabili (1716-1790) ha realizzato un efficacissimo trompe l'oeil. Al termine della scala, ornata da una balaustra in marmo, un grande portale in pietra serena introduce al Salone di rappresentanza nel quale la luce, che entra da tre grandi finestroni sul cortile, si distribuisce sulle grandi pareti per attenuarsi sulla volta, circondata da un ballatoio che si sviluppa lungo tutto il perimetro. L'effetto è straordinario e viene accentuato dagli affreschi a soggetto mitologico realizzati tra il 1743 e il 1747 da G.Galeotti e G.B. Natali. Nella parete di fronte all'ingresso, al centro, il quadro più grande, con Nettuno e Galatea, sulla destra Muzio Scevola ed a sinistra Ippomene ed Atalanta; sulla parete contrapposta, al centro, Mercurio messaggero agli Inferi con, a destra, Achille e il Centauro e, a sinistra, Il ratto di Proserpina. Nella parete centrale, infine, il Ratto di Europa, tema, questo, che ha indotto la tradizione a definire l'ambiente come il "Salone dei ratti". Sul soffitto, in una sinfonia di colonne, il grande affresco de "Il trionfo degli Dei", opportuno riconoscimento a tanta imponenza.
TEATRO DELLA ROSA
 Edificato a partire dal 1739 dall'Accademia omonima (fondata da 25 famiglie nobili pontremolesi ed il cui motto era "pungit et delectat"), il Teatro della Rosa cominciò a funzionare negli anni 'settanta del XVIII secolo. Sorto per "fare recite di commedie, feste, balli ed altre nobili conferenze" il teatro pontremolese costituisce un esempio di "sala all'italiana", alla cui realizzazione hanno contribuito, tra gli altri, gli artisti Gio. Batta Natali ed Antonio Contestabili. Ampliato verso la fine della prima metà dell'Ottocento sotto la presidenza dell'accademico Luigi Pavesi, nel Novecento ha subito diversi restauri a causa di danni naturali e bellici. Con l'introduzione, nel XX secolo, del loggione, conquista degli operai, e delle attrezzature utili per le proiezioni cinematografiche, l'edificio si è messo al passo coi tempi. Chiuso negli anni 'ottanta, ha vissuto una nascosta primavera ospitando dal 1984 al 1996 l'Istituto d'Arte Scenica. Successivamente presso le ottocentesche stanze civiche ha ospitato la Musica Cittadina Pontremoli e l'Associazione Musicale Lunigianese.
MUSEO DELLE STATUE STELE
 Il Museo delle Statue Stele lunigianesi è ospitato all'interno del castello del Piagnaro di Pontremoli: si tratta di statue antropomorfe risalenti all'Età della Pietra e rappresentanti, secondo la tesi più diffusa, divinità maschili e femminili prottetrici dei vari aspetti della vita umana. La divinità femminile è la rappresentazione della Dea Mater, simbolo di fertilità e di abbondanza, caratterizzata da monili, stilizzati attorno al collo, e dal seno, fonte di vita e indicatore dell'evoluzione di questa statue femminili; la divinità maschile è invece la rappresentazione del guerriero, protettore della vita, caratterizzat dal simbolo della forza e della virilità, ossia dalle armi, rappresentate come pugnali, asce e giavellotti, stilizzati nelle prime opere e successivamente raffinati dall'introduzione della custodia. La realizzazione delle statue, iniziata nel III millennio A.C., fu interrotta dall'arrivo dei Romani nel II secolo A.C., e la prima statua fu rinvenuta solo all'inizio del XIX secolo, mentra le altre furono trovate, casualmente, nel corso del XX secolo. Il museo è suddiviso in 6 sale: nella prima sono esposti esempi di incisioni rupestri, quali il calco del Petroglifo del Monte della Madonna, che presenta un elemento antropomorfo tondeggiante, una Pietra con coppelle rinvenuta nella valle di Comano, un calco con incisioni a forma di croce e losanga e un calco di coppella subsquadrata. Nella seconda sala sono conservate le riproduzioni delle stele rinvenute a Spezia e ritenute, per la loro semplicità, le più antiche; sulla parete di fondo è rappresentata la Lunigiana e alcune fotografie indicano il luogo del ritrovamento delle statue, su quella di destra è rappresentata invece l'Europa meridionale con le indicazioni del ritrovamento di altre statue anche all'estero, infine, su quella di sinistra vi è l'Italia che mostra come altre statue siano state rinvenute anche in Puglia. Nella terza sala vi sono esposti gli originali in posizione eretta e suddivisi in tre gruppi, A B C, in base al periodo storico: le statue del gruppo A risalgono al Neolitico e sono caratterizzate dalla testa direttamente collegata al busto, senza quindi la presenza del collo, da mani e armi appena accennate, da seni rappresentati da due dischetti e dal volto rappresentato da una U; il gruppo B, più numeroso, comprende statue caratterizzate dalla presenza del collo e dalla testa a "cappello di carabiniere", le armi sono più realistiche e lo stesso accade per il seno e i monili delle statue femminili; il gruppo C comprende statue dell'Età del Ferro scolpite a tutto tondo, con la testa tonda, le spalle larghe e il corpo modellato, il volto ha un disegno completo ed accurato, le braccia sono piegate nel gomito e l'ascia è stretta nella mano. Nella quarta sala è riprodotto lo scavo archeologico che ha consentito il rinvenimento della statua Minucciano III, realizzato nel 1968. Nella saletta cinque è presente il calco della stele Zignago, la prima ad essere stata ritrovata nel 1827. Infine nella sesta sala sono ospitati i calchi delle statue conservate in altri musei ordinati in base al gruppo di appartenenza.
PALAZZO PAVESI
 Oltrepassata la piazza del Duomo di Pontremoli si giunge in piazza della Repubblica, con il grande edificio di palazzo Pavesi che domina il lato sud. Palazzo Pavesi è il palazzo di dimensioni maggiori della città, si affaccia su due lati di piazza della Repubblica e lungo l’adiacente via Ricci Armani, con le sue cento stanze disposte su tre piani articolati attorno a due cortili interni ai quali si accede sia da via Ricci Armani che da piazza della Repubblica, mentre il lato che si affaccia sul fiume ha la loggia che si apre sul giardino. I lavori per la sua costruzione iniziarono nei primi anni del ‘700, secondo un progetto che prevedeva di ristrutturare alcuni edifici preesistenti riunendoli in un’unica struttura abitativa e si conclusero intorno al 1745. lI palazzo è una delle massime espressioni raggiunte da Giovan Battista Natali e Antonio Contestabili che lavorarono a gran parte dell’opera. Sul lato est della piazza si può notare anche il palazzo costruito dalla famiglia Venturini nei primi anni del XVII secolo sui resti di edifici altomedievali tra i quali un’antica chiesa dedicata a S. Giovanni. Successivamente di proprietà dei Bocconi, appartiene oggi alla famiglia Zucchi Castellini. Nel cortile è conservata una statua stele rinvenuta a Filetto di Villafranca agli inizi del secolo.
VILLA DOSI
 Nel podere dei Chiosi, poco a nord del centro di Pontremoli, protetta da gigantesche fronde di cedri, la villa dei marchesi Dosi Delfini sembra quasi inserirsi nella collina soprastante. Vi si arriva lungo il bel viale alberato che, staccatosi all'altezza del ponte della Cresa,corre tra i campi, oltrepassa il fiume Verde e si ferma davanti al grande cancello oltre il quale, al di là del parco, si alza l'edificio. Monumento nazionale, la villa è stata costruita negli ultimi anni del XVII secolo, voluta da Carlo e Francesco Dosi. Sconosciuto l'autore del complicato progetto, è certo che i due fratelli abbiano commissionato i lavori di decorazione del complesso a Giuseppe Natali e ad Alessandro Gherardini. Grazie alla grande scala a doppia rampa si accede all'ingresso dell'edificio e ai due grandi loggiati laterali. La villa è incentrata su un asse rettilineo che corre dal ponte lungo il viale, il cancello, il giardino e l'interno dell'edificio per arrestarsi nel cortile retrostante dov'è il ninfeo. Tutti gli ambienti del piano nobile hanno il soffitto a volta e sono finemente decorati; la volta del salone d'ingresso è purtroppo crollata nel 1816 lasciando nuda la struttura del tetto ed è stata ricostruita nel 1992 e riaffrescata. Notevole l'impegno profuso da Natali nella decorazione del piano nobile: tra il 1697 e il 1700 lavora al salone dove disegna le finte architetture che contengono i quadri a figura del Gherardini e dei quali ci è giunto il bell'affresco delle "Tre Parche" sedute sulle nubi. Grazie al Natali il già grande salone sembra dilatarsi con prospettive semplici ma raffinate, con il loggiato che corre in alto tutto attorno alla sala sostenuto dal gioco di colonne e capitelli. Notevoli anche gli arredi lignei tra i quali spicca una bella consolle dell'artista bellunese Andrea Brustolon.
CHIESA CATTEDRALE S. MARIA ASSUNTA
 La costruzione della "Chiesa di S. Maria Assunta", che dal 1787 sarà Cattedrale della Diocesi di Pontremoli, si deve al voto formulato dalla popolazione della città perché la Madonna ponesse fine alla terribile pestilenza che infuriò nel territorio nei primi decenni del XVII secolo. Già nel giugno 1622 il Consiglio Generale della città durante un'epidemia di peste formula voto di celebrare ogni anno la ricorrenza della Visitazione di Maria con la celebrazione di messe e l'offerta di dodici libbre di cera. I lavori per la costruzione della grande chiesa iniziano neI 1636 sul progetto che il cremonese Alessandro Capra aveva redatto tre anni prima. NeI 1683 sono ultimati i lavori per la cupola e neI 1687 la chiesa viene aperta ai fedeli, ma numerosi interventi successivi si registrano fino a tutto il XIX secolo, quando, nelI'81, sarà completata la facciata. Il portone in bronzo è opera dello scultore Riccardo Rossi realizzato alla metà degli anni sessanta L'interno barocco è a pianta latina, con la cupola che sovrasta l'incrocio tra la navata e i bracci laterali; abside e presbiterio sono ricchi di stucchi dorati, opera del 1760 di artisti ticinesi, al pari di quelli che decorano i transetti e la navata centrale, realizzati un secolo dopo sopra la decorazione prospettica di Francesco Natali, già compromessa, come hanno anche evidenziato recenti restauri. Sempre di Natali due affreschi dell'inizio del '700 sulla volta della navata, che rappresentano la "Gloria di S. Rosa da Lima" e la "Gloria di S. Geminiano", protettori della città. Nella nicchia al centro dell'abside, è collocata la trecentesca statua lignea della Vergine in trono con il Bambino, vestita alla fine del '600 alla foggia della Madonna di Loreto e venerata a Pontremoli sotto il nome di "Madonna del Popolo", proveniente dall'originaria chiesa di S. Maria sulla quale fu costruito l'attuale tempio. Nel presbiterio sono disposti quattro dipinti settecenteschi a olio su tela dedicati alla Madonna e raffiguranti, da sinistra, "La Visitazione" di Vincenzo Meucci, "La nascita della Beata Vergine" di Giovanni Domenico Ferretti, "Lo Sposalizio della Vergine" di Giuseppe Peroni e "L'Assunzione della Beata Vergine", opera di Giuseppe Bottani, che fanno parte del ciclo di pale dedicate alla vita della Madonna e completato dalle tele dei transetti; in quello di sinistra la "Deposizione" di Giuseppe Collignon, in quello di destra l' "Adorazione dei Magi" di Domenico Corvi e la "Presentazione al tempio" di Jacopo Berger. L'unica tela a carattere storico è quella del transetto di sinistra raffigurante il "Giuramento del Consiglio comunale di Pontremoli durante la peste del 1622", opera realizzata da Giovan Battista Tempesti nel 1792 a ricordo del voto della comunità e che, ogni anno, viene rinnovato il 2 luglio. Nell'occasione, durante la Messa solenne, le autorità cittadine offrono, come prescritto, la cera per la chiesa e nel pomeriggio la processione percorre le vie cittadine.
CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA
 Il sobborgo dell'Annunziata, un chilometro a sud di Pontremoli, deve il proprio nome alla chiesa costruita alla fine del XV secolo nel luogo dove la tradizione vuole che nel 1470 la Vergine Maria sia apparsa più volte ad una giovinetta che custodiva un gregge. Si racconta che le apparizioni avvenissero davanti ad un'immagine dell'Annunciazione affrescata su un'edicola di pietra nel bosco, lungo la strada che scendeva al ponte di Saliceto. Il numero sempre crescente di fedeli che accorrono nel luogo spinge, l'anno successivo, un medico, Princivalle Villani, a costruire una prima cappella per contenere l'immagine davanti alla quale erano avvenute le apparizioni. La primitiva costruzione comincia ad essere meta di pellegrinaggi così numerosi da indurre, nel 1474, il Consiglio generale della città, a far costruire un monastero da affidare agli Agostiniani. La consacrazione solenne avverrà nel 1524. La chiesa lascia intravedere le diverse concezioni costruttive dei due "maestri" che si sono succeduti nell'opera: Biagio da Firenze, portatore delle nuove idee rinascimentali e Martino da Lugano, ancora legato alla tradizione tardo gotica settentrionale. Dietro la facciata, che risale al 1558, l'interno si presenta in un'unica grande navata, con una scalinata in pietra che fa accedere all'abside incorniciata da costoloni d'arenaria. Da sottolineare, sopra la scalinata di accesso alla zona presbiteriale, la cantoria e l'organo. Il visitatore che entra dal lato nord attraverso la porta che si affaccia sul borgo, è accolto da un'acquasantiera in marmo, finemente scolpita e datata 1543, mentre al centro della navata è il bel tempietto marmoreo ottagonale realizzato a Carrara alla metà del 1526. L'opera, estremamente complessa e che evidenzia il contributo di artisti diversi, è stata a lungo attribuita, almeno in alcune parti, a Jacopo Sansovino o ad un allievo del grande scultore romano, il Tribolo e, più in generale, ad artisti della sua scuola. Recenti attribuzioni vogliono che il complesso del tempietto sia stato comunque realizzato dalla bottega dello scultore carrarese Pietro Aprile. Di ottima fattura le statue che fanno da corona alla cupola e la lunetta raffigurante l'Annunciazione posta sopra l'entrata del tempietto. Nella nicchia posteriore è la pregevole statua di S. Agostino, mentre ai due lati sono affrescate le figure di San Gerolamo e Sant’Ambrogio, oggi attribuite a Luca Cambiaso. All'interno, nascosto dietro l'altare cinquecentesco, è conservato l'affresco del XV secolo davanti al quale sarebbero avvenute le miracolose apparizioni. Sopra l'altare è invece posta una pala del Cambiaso raffigurante l' "Adorazione dei Magi" e datata 1558; la tavola ad olio era probabilmente un tutt'uno con la "lunetta" ora posta sopra la porta d'ingresso della sacrestia, subito a destra dell'ingresso principale; la lunetta raffigura infatti Dio Padre che benedice una scena sottostante. Sulla parete dietro il tempietto si può ammirare il bel polittico della Madonna e gli Evangelisti, realizzato nella seconda metà del XV secolo e a lungo attribuito prima a Giovanni Mazone, poi al pittore genovese Giacomo Serfolio; in realtà oggi la si ritiene opera di un non meglio precisato Maestro del’Annunciazione del Monte, con riferimento ad un analogo polittico conservato a Genova, nella chiesa di Nostra Signore del Monte appunto. Le formelle raffigurano la Madonna in trono con il Bambino, i quattro evangelisti ai lati, le scene dell'Annunciazione e della Crocifissione in alto e gli Apostoli in basso. Il polittico era stato rubato e smembrato nelle varie tavole dispers, in seguito fortuitamente recuperate e ricollocate nell'attuale posizione. Oltrepassata la porta intarsiata che si apre sotto la lunetta del Cambiaso si accede alla sacrestia: le pareti del locale sono interamente occupate dai mobili intagliati da Frate Francesco Battaglia in otto anni di paziente lavoro ultimato nel 1656. I motivi floreali si accompagnano alle grandi colonne a spirale ricavate in un unico pezzo; in alto la raffigurazione del cuore trafitto, stemma degli Agostiniani. Le pareti e la volta sono affrescate con il motivo geometrico della quadratura settecentesca da Francesco Natali, che tende a modificare la prospettiva spaziale del locale. Annesso alla chiesa è il convento, costruito assieme al grande santuario; si svolge in due chiostri affiancati: nonostante la sua realizzazione a cavallo tra Quattro e Cinquecento, risente di un'impostazione stilistica precedente. Da notare le colonne monolitiche in arenaria, i capitelli di fogge differenti, i pesanti stipiti scolpiti di porte e finestre. Sul chiostro più interno si aprivano la sala del Capitolo (riconoscibile per il simbolo dell'agnello scolpito sull'architrave), la cucina, con il grande camino in pietra, ed il refettorio. Proprio in quest'ultima grande sala, utilizzata nella prima metà del secolo come sede di scuola elementare, i restauri hanno rinvenuto un affresco cinquecentesco, con "Crocifissione e Santi" di attribuzione incerta.
CASTELLO DEL PIAGNARO
 Il castello del Piagnaro è situato sulla collina soprastante a settentrione il borgo di Pontremoli: è parte integrante del sistema difensivo della città assieme alle mura e alle torri che difendevano il vecchio borgo. Sorto intorno all'anno mille in funzione stradale alla rovina del sistema viario romano ha rappresentato l'ultimo baluardo della difesa dei cittadini di Pontremoli in svariate occasioni; il suo nome deriva dalle "piagne", lastre in arenaria utilizzate per i tetti delle abitazioni. Presenta un ingresso in pietra sormontato dallo stemma dei Medici, seguito da altri portali che conducono, sulla sinistra, nelle sale centrali, oggi ospitanti il Museo delle Statue Stele, e, di fronte, nel vasto cortile ospitante un antico pozzo; dal cortile, tramite una gradinata, si sale sulla terrazza dominante la vallata e tutto l'abitato, e da lì si passa al nucleo più antico del castello, caratterizzato da un torrione a pianta semielittica e da una serie di stanze, ospitanti probabilmente i governatori e le truppe militari. Attualmente il castello è stato restaurato sia nel suo aspetto esterno che in quello interno, con il rifacimento e l'allestimento delle stanze che sono state adibite a foresteria, per i pellegrini del Giubileo del 2000 e, successivamente, per tutti coloro che desiderano soggiornarvi ; una di queste stanze è stata dedicata ad una cotessa che vi ha sostato. All'interno del castello sono poi ospitate manifestazioni di vario tipo, tra le quali vi è la Mostra dell'Artigianato, con negozianti che hanno esposto al pubblico i loro prodotti.